Ballata dell’incerto vedere di corpi amanti
La miopia non sarebbe più ritornata. La straniera non sarebbe più tornata da lei. La sua miopia così forte- una forza che aveva sempre chiamato debolezza, infermità.
Ed ecco che la sua forza, la sua forza strana, le era stata rivelata, retrospettivamente, nel momento stesso in cui le veniva tolta.
Voi vedenti sapete di vedere? I non-vedenti sanno di vedere altrimenti? Cosa vediamo?
E tuttavia si vuole talmente vedere, non è vero? Vedere si vuole vedere, forse non abbiamo mai voluto nient’altro che vedere? (da Savoir di Hélène Cixous)
Una scena dove le storie di tre donne si intrecciano. I veli, voilà, svelano e rivelano. La miopia è la prima metafora di uno sguardo fuori fuoco, fuori tempo. È una miopia dell’anima, è una miopia della storia, dove il corpo delle tre attrici apre uno squarcio sensuale e piccolo. Le vie d’uscita dal labirinto dell’anormalità, dell’assenza di desiderio stanno nel fiorire dell’ascolto. Del sentire. Un percorso tra i suoni, il movimento sensuale e sinuoso di una danza silenziosa, di un canto antico.
Lo spettacolo parte dal testo Savoir di Hélène Cixous.
Hélène Cixous è conosciuta in tutto il mondo per il suo sogno di un neutro che non è per nulla neutrale. Il sogno è quello di una androginia che faccia conoscere il femminile e il maschile come un luogo possibile, come un luogo da inventare, come un teatro, dove un piccolo sorriso scalda lo stupore di uno sguardo nuovo. Opera – assieme – di una compagnia di teatro che scopre la sete della vita, che apre a un nuovo teatro del cuore.